Termine di origine greco-lat. che nei cant. rif. di Zurigo, Basilea e Sciaffusa designava il pres. del sinodo dei pastori; il termine è presente anche a San Gallo, in Turgovia e nei Grigioni, ma indica una funzione diversa. Apparso nell'ambito della Riforma come titolo onorifico non ufficiale attribuito a Zwingli (1525), Giovanni Ecolampadio (1530) e Heinrich Bullinger (1532), l'appellativo fu definito sul piano giur. solo nel XVII sec., quando furono soppressi sinonimi quali primarius pastor. Fin dall'introduzione degli ordinamenti sinodali (verso il 1530) designava in concreto una carica ecclesiastica, abbinata alla funzione di pastore in una delle chiese più importanti. Eletto dal Gran Consiglio, l'antiste presiedeva il collegio d'esame per i candidati al ministero pastorale nonché varie istituzioni scolastiche; rappresentava inoltre la Chiesa verso l'esterno, specie nei suoi rapporti con l'autorità costituita. Benché i suoi poteri diretti fossero piuttosto limitati, la sua influenza poteva essere notevole; essa dipendeva in gran parte dalla sua capacità di assumere ruoli di comando o funzioni di rappresentanza. Nel XIX sec. l'antiste passò a presiedere il sinodo e il Consiglio ecclesiastico, senza più essere vincolato a una determinata comunità ecclesiastica. Sul finire dell'Ottocento il titolo fu abolito e venne sostituito con un termine più moderno (a Basilea e Zurigo: pres. del Consiglio ecclesiastico).
Bibliografia
– W. Baltischweiler, Die Institutionen der evangelisch-reformierten Landeskirche des Kantons Zürich in ihrer geschichtlichen Entwicklung, 1904
Autrice/Autore: Helmut Meyer / vfe